La scuola cattolica
risorsa educativa della Chiesa locale per la società
- Nota pastorale della Commissione Episcopale per l’educazione
cattolica, la scuola e l’università
PRESENTAZIONE
Ad oltre trent’anni dal precedente documento pastorale su La scuola
cattolica, oggi, in Italia (1983) è sembrato giusto ritornare
sull’argomento per aggiornare lo sguardo della comunità ecclesiale sulla
presenza della scuola cattolica nel nostro Paese.
In questi anni si sono succedute riforme legislative che hanno inciso anche
profondamente sul volto della scuola italiana, ma soprattutto si è avuta la
legislazione sulla parità scolastica (legge 10-3-2000, n. 62) che ha ridefinito
la natura stessa delle scuole cattoliche, quasi tutte paritarie e dunque facenti
parte dell’unico sistema nazionale di istruzione.
La legge 62 è stata senz’altro una conquista e l’attuazione di un dettato
costituzionale, ma si deve riconoscere che ancora incompiuto rimane il cammino
verso una parità effettiva che dia reale efficacia alla libertà di scelta
educativa delle famiglie.
Non solo per queste trasformazioni dello scenario legislativo, ma anche per le
motivazioni più avanti esplicitate, la Commissione Episcopale per l’educazione
cattolica, la scuola e l’università ha ritenuto opportuno proporre la presente
Nota pastorale, che è stata approvata dal Consiglio Episcopale Permanente nella
sessione del 24-26 marzo 2014. Più che un riepilogo della materia si è voluta
sviluppare una riflessione su alcuni aspetti particolari che caratterizzano la
vita della scuola cattolica in Italia.
Anzitutto, nel decennio 2010-2020 che la Chiesa italiana ha voluto dedicare al
tema dell’educazione, era doveroso proporre alcune considerazioni su
un’esperienza educativa peculiare e propria della comunità ecclesiale quale è la
scuola cattolica, con la sua originale e specifica proposta culturale in cui si
cerca di fare una sintesi coerente tra fede, cultura e vita. Come ci ricorda
Papa Francesco nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium, «le
scuole cattoliche, che cercano sempre di coniugare il compito educativo con
l’annuncio esplicito del Vangelo, costituiscono un contributo molto valido
all’evangelizzazione della cultura, anche nei Paesi e nelle città dove una
situazione avversa ci stimola ad usare la creatività per trovare i percorsi
adeguati» (n. 134).
In secondo luogo, come dichiara anche il titolo della Nota, la scuola cattolica
deve essere considerata una vera risorsa della Chiesa locale e non un fattore
accessorio o una pesante incombenza gestionale. La scuola cattolica è
espressione viva della comunità ecclesiale e, come si afferma proprio nel testo
di questa Nota, occorre puntare a un «inserimento organico delle scuole
cattoliche nella pastorale diocesana» (n. 26). Più che un generico servizio
scolastico, sostitutivo di quello statale, la scuola cattolica è manifestazione
peculiare di sussidiarietà e di autonoma iniziativa della comunità cristiana.
Infine, la scuola cattolica è nata per porsi al servizio di tutti, in
particolare dei più poveri, e deve continuare ad esercitare il suo servizio come
testimonianza dell’impegno di tutta la comunità ecclesiale nella realizzazione
del quotidiano compito educativo e della costante attenzione ai più deboli. È
ancora Papa Francesco a ricordarci che «la bellezza stessa del Vangelo non
sempre può essere adeguatamente manifestata da noi, ma c’è un segno che non deve
mai mancare: l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta
via» (Evangelii gaudium, 195). In tale direzione non può essere
dimenticato il prezioso contributo offerto anche dalla formazione professionale
di ispirazione cristiana, che fa parte a pieno titolo del settore.
Le dimensioni del sistema di scuola cattolica, che coinvolge in Italia poco meno
di un milione di alunni, non possono far parlare di un’esperienza accessoria o
marginale. Ma al di là degli aspetti quantitativi, è la possibilità stessa di
frequentare una scuola nata per la libera iniziativa di fedeli laici o
consacrati a testimoniare uno spazio di libertà che è fondamentale in ambito
educativo, perché è noto che non si può educare se non nella libertà e al fine
di promuovere la libertà, cioè la crescita personale, di ognuno.
Papa Francesco, nel grande incontro del 10 maggio 2014 con tutto il mondo della
scuola italiana, ha ricordato che «nella scuola non solo impariamo conoscenze,
contenuti, ma impariamo anche abitudini e valori. Si educa per conoscere tante
cose, cioè tanti contenuti importanti, per avere certe abitudini e anche per
assumere i valori». Questo è vero per qualsiasi tipo di scuola, ma nella scuola
cattolica c’è la consapevolezza e la volontà di trasmettere insieme una cultura
e un sistema di valori fondati sul Vangelo: «L’educazione non può essere neutra.
O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona
o la deprime, persino può corromperla». È sempre Papa Francesco ad averlo
ricordato nella medesima occasione e la scuola cattolica cerca per sua natura di
offrire un’educazione positiva agli alunni che le sono affidati.
È dunque nello spirito di una proposta autenticamente educativa che consegniamo
alle scuole cattoliche italiane la presente Nota, affinché esse rinnovino il
proprio impegno quotidiano e si rendano testimoni del Vangelo nella nostra
società.
Roma, 11 luglio 2014
Festa di San Benedetto abate, patrono d’Europa
+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza - Bobbio
Presidente della Commissione Episcopale
COMMISSIONE EPISCOPALE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, LA
SCUOLA E L'UNIVERSITÀ